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Ma sappiamo esattamente di cosa stiamo parlando, cos’è il vintage? Quale differenza c’è tra vintage e second hand? Sappiate che in entrambe i casi la vostra scelta fa bene al pianeta!
Lo sapevate che un accessorio o un capo di abbigliamento è da considerarsi vintage se ha più di 20 anni, in altro caso parleremo di second hand, ovvero di un oggetto o abito che ha avuto un proprietario precedente. Non è dunque solo una questione di semantica, ma si tratta di due categorie di usato distinte tra loro che hanno in comune l’idea di uno shopping responsabile. Un capo, anche se firmato e di lusso, perde il 50% del suo valore, una volta acquistato ed indossato. Gli abiti che continuano a mantenere alto il loro valore, sono generalmente quelli di alta moda, così come gli accessori la cui estetica va oltre il tempo ed hanno una qualità che ne permette l’utilizzo anche dopo molti anni.
Detto questo, gli abiti, oltre ad essere un fatto “di moda” acquisiscono anche un valore culturale. Proprio per questo motivo una boutique vintage e da considerarsi come una sorta di macchina del tempo, che ci permette di divertirci, scegliendo abiti, gioielli e accessori immergendoci in realtà ed epoche passate.
Questo se ci limitiamo a lanciare uno sguardo un pò superficiale sul mondo vintage, in realtà questa può diventare una scelta consapevole che ha alle spalle la filosofia del riuso: ciò che non serve più a noi può servire ad altri e viceversa. A proposito di passato, forse è bene fare un salto indietro nel tempo e capire quando e per quale motivo nasce il vintage, una tendenza che ha contribuito a cambiare le sorti della moda.
Il concetto di vintage nasce nel XX secolo, in seguito all’esigenza dei gruppi giovanili e degli adolescenti che volevano distinguersi dalla massa, esprimendo se stessi attraverso kilo modo di vestire. La moda del vintage nasce in America, nel secolo scorso e più precisamente durante il secondo dopo guerra, proprio in questo momento si afferma la cultura hippie negli Stati Uniti, tra gli anni ’60 e ’70, mentre negli ambienti parigini si consolidano tendenze esistenzialiste. Si deve però agli hippie la comparsa delle prime tendenze vintage.
Con pochi soldi ma con molta creatività, saccheggiano mercatini dell’usato, creando una vera e propria moda che tornerà negli anni ’90 con il movimento “grunge”. Il fenomeno vintage di oggi, non è quindi nulla di nuovo ma il proseguo di una tendenza che nel corso degli anni ha introdotto un nuovo modo di considerare ed approcciarsi alla moda.
Il vintage è diventato così una tendenza, ma c’è il rischio che si trasformi in una sorta di “fast vintage”? Ovvero che il vintage si trasformi nell’acquisto compulsivo di capi che si trovano generalmente nei mercatini a pochi euro e per questo da considerarsi usa e getta? E’ il caso forse di fare un pò di chiarezza e di fare le dovute distinzioni, anche se un capo vintage costa poco non per questo ha necessariamente poco valore.
Il vintage può essere considerato alla portata di tutte le tasche, si spazia infatti dal vintage più economico a quello di lusso. Certo è che, di lusso o a cifre più contenute, la sostenibilità del vintage, rispetto ai consumi ed ai costi dell’industria della moda, rappresenta senza ombra di dubbio un punto di forza. In termini sei costi infatti, comprare un capo vintage, significa anche trovare il giusto equilibrio tra qualità ed un prezzo vantaggioso.
E’ indiscutibile che la moda delle grandi industrie abbia un forte impatto ambientale e sociale, ancora oggi, sono molti i lavoratori dell’industria tessile a dover lavorare in condizioni non adeguate, in termini igienico-sanitarie, in merito alla sicurezza ed alla retribuzione e, ricevendo salari al di sotto del livello minimo. Le problematiche dovute all’impatto ambientale sono rilevanti, l’industria tessile versa ogni anno negli oceani circa mezzo milione di tonnellate di micro plastiche, per non parlare poi delle altre emissioni, circa 1,2 miliardi di tonnellate. Il vintage, al di là di essere un fatto di tendenza e moda è una scelta etica.
Vi consiglio qualche libro che può incuriosirvi ed aiutarvi ad avvicinarvi al mondo del vintage, scoprendone i suoi molteplici aspetti.
Partiamo da :
1. Il sogno nel cassetto. Aspetti tecnici, etici ed estetici del vintage.
Questo manuale fornisce sicuramente tutti gli strumenti per orientarsi nel mondo del vintage. Gli autori sono Stefano Sacchi e Humana People to People Italia, quest’ultima è un’organizzazione umanitaria che ha creato un modello di raccolta, selezione e rivendita di abbigliamento vintage e second hand. La prefazione è di Marina Spadafora, ambasciatrice della moda etica nel mondo oltre che stilista.
Ho trovato molto interessante la rassegna di stil e tendenza, dagli anni ’50 sino ad arrivare agli anni ’90, inserendo ogni decennio nel proprio contesto culturale e sociale. vengono presi in considerazione anche i materiali, senza dimenticare la classificazione dei capi di abbigliamento, delle borse e scarpe. Una nota anche sulle etichette che nel tempo son o cambiate, così come è cambiato il loro significato.
La seconda parte si sofferma sul lavoro ed il ruolo di Humana People, andando a chiarire il valore sociale del vintage. Dopo un’attenta selezioni i capi scelti da questa associazione vengono rivenduti attraverso i diversi negozi di Humana vintage ed il ricavato è destinato a sostenere progetti di cooperazione nei Paesi più svantaggiati economicamente e progetti socio0-ambientali in Italia.
2. Vintage Life. Le stagioni della moda indossate tutti i giorni.
Se volete fare un tuffo nel passato, questo libro fa per voi! Si perché percorrerete la storia della moda dagli anni ’20 sino alla fine degli anni ’90. L’autrice è Cristiana Crisalfi e vi condurrà in un viaggio tra avvenimenti sociali, culturali e politici che hanno attraversato il secolo scorso. Il focus del libro è l’analisi di come è evoluta la moda nei diversi decenni e sugli stilisti che hanno portato a dei cambiamenti nel mondo fashion.
Non mancano consigli su mercatini e fiere del vintage da esplorare.
3. Grazie, è Vintage! Indossa il passato per sapere chi sei.
Questo libro lo consiglio a chi già conosce il vintage e già compra vintage ma ha bisogno di qualche consiglio per valorizzare i propri capi o su come abbinarli. L’autrice è Serena Autorino e la prefazione di Rossella Migliaccio esperta di immagine.
Nella prima parte troverete una sorta di excursus del fenomeno vintage e la storia dei principali rivenditori vintage in Italia, tra i quali on poteva ovviamente
mancare Angelo Caroli. Interessanti i suggerimenti per imparare ad abbinare capi vintage con quelli nuovi, trovando la giusta combo, così come l’idea delle miniguide: una sui jeans vintage e su come prendersi cura dei propri capi vintage.
Giunti a questo punto non mi rimane che auguravi buona lettura!!


1 Comment
Adoro il vintage e, non disdegno il second hand da circa 10 anni. Acquisto capi e accessori sia firmati che, di brand sconosciuti in Italia, perché di matrice scandinava.