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Molti di voi avranno sentito parlare di moda etica e sostenibile, tematica che al giorno d’oggi è quasi d’obbligo affrontare se si parla di moda e settore tessile. Il concetto di moda etica e sostenibile sta cambiando, se non addirittura rivoluzionando, il settore della moda e il nostro stile di vita, portando entrambe verso un mood più green, riducendo l’impatto sul nostro pianeta, causato, anche dall’industria tessile.
Quando parliamo di moda etica e sostenibile, ci si riferisce ad un modo di produrre abiti rispettando non solo l’ambiente ma anche i lavoratori, tutelando i loro diritti e di conseguenza quelli dei consumatori, molti dei quali, ancora oggi, poco attenti a ciò che acquistano e attratti dal “fast fashion”.
E’ necessario in primis, educare ad un consumo consapevole e modificare il modo di concepire lo shopping, che non significa non acquistare ma farlo in modo consapevole, considerando la qualità del prodotto e non la quantità. Va da sé, che se un capo d’abbigliamento o un accessorio hanno un costo irrisorio, spesso questo è a scapito della qualità di questo e quasi sempre, un prezzo estremamente basso nasconde materiali scadenti ed il mancato rispetto dei lavoratori, sottopagati senza alcuna tutela dei loro diritti.
La sostenibilità mira a limitare lo spreco e gli scarti provenienti dall’industria del fashion. I tempi, ormai, impongono un cambiamento di rotta, abbracciando la filosofia del riuso, della riduzione degli sprechi, riciclando materiali così da ridurre il consumo di risorse naturali e l’inquinamento. Come ho già scritto in un precedente articolo sull’argomento, si stima che la produzione tessile, sia responsabile di circa il 20% dell’inquinamento globale delle acque. Inoltre, se pensiamo solo all’Europa, ogni cittadino consuma quasi 26 Kg di prodotti tessili all’anno e se ne riescono a smaltire circa 11Kg. In alcuni casi gli abiti usati vengono destinati a Paesi extracomunitari ma l’87% viene portato nelle discariche ed incenerito.

Sicuramente il “fast fashion”, complici i social, ha portato ad aumentare ad un ritmo incessante rispetto al passato i consumi, con un conseguente impatto sul nostro pianeta. Le strategie per cercare di contenere questo problema o quanto meno limitarlo, dipendono da nuovi modelli di business, pensando ad una moda circolare, dove il riutilizzo ed il riciclo siano più semplice ma soprattutto sensibilizzare i consumatori ad acquistare meno capi e di migliore qualità (moda sostenibile).
Giunti a questo punto, non possiamo esimerci dal parlare di moda etica, basata sulla giustizia sociale e sul rispetto dei diritti umani, cercando di garantire a coloro che producono i capi un equo compenso con condizioni di lavoro dignitose e sicure. Con un occhio di riguardo su processi produttivi tracciabili e l’utilizzo di materiali prodotti eticamente. Va da sè, che il concetto di moda sostenibile ed etica sono molto simile anzi a volte sovrapponibili, inquarto l’abbigliamento prodotto eticamente spesso implica l’utilizzo di materiali sostenibili. Oggi, concretamente le aziende cosa stanno facendo per cambiare il loro modo di produrre, ci sono realmente aziende che stanno investendo nella sostenibilità della loro produzione, o molte si avvalgono di spot e campagne pubblicitarie solo per gettare fumo negli occhi ed acquisire così più buyers? Chi davvero nel settore della moda ha puntato sulla filosofia della sostenibilità e sulla moda etica? Alcuni brand, effettivamente, credono ed investono in questo nuovo modo di fare moda. Un marchio di lusso progressista, è sicuramente Stella McCartney, che guarda al futuro, realizzando prodotti glamour, cercando di creare il minor impatto sul pianeta, sostenendo una moda circolare. Negli anni Stella McCartney è diventata l’emblema della moda sostenibile, creando capi di alta moda senza utilizzare peli animali ma materiali vegani, non a caso è stata la prima stilista ad aver lanciato un’ it-bag vegana, e nota per i suoi design cruetly-free. Altro brand che ha fatto della sostenibilità uno stendardo è Patagonia, leader dell’abbigliamento outdoor, dimostrando che investire sulla sostenibilità sociale e ambientale, migliora la crescita dell’impresa. Oggi, questo è uno dei marchi più eco-friendly, grazie ad un alto livello di consapevolezza e responsabilità nei confronti dell’ambiente. Non a caso l’1% dei fatturati, viene devoluto a progetti a tutela dell’ambiente. Un altro marchio dal cuore green è Veja, brand brasiliano, che realizza scarpe con cotone organico, gomma amazzonica e materiali riciclati, unendo così, progetti sociali ed etici. Parlando di moda etica, non possiamo non citare SEP, acronimo che sta per Social Enterprise Project, il cui focus è proprio sull’impatto sociale ed etico. SEP è il primo luxury brand che produce accessori ricamati a mano, sciarpe in cashmere e lino e biancheria per la casa, aiutando con il proprio progetto di moda etica, centinaia di donne rifugiate nel campo profughi di Jerash in Giordania, attraverso un percorso di formazione e occupazione.
Il sustainable fashion, propone quindi una produzione più umana, affiancata ad uno sviluppo tecnologico ed innovativo, in grado di sviluppare modelli ancora più responsabili nei confronti del pianeta e delle persone.


