
DAL GLAMOUR ALLA SCHIAVITU’? QUAL’E’ IL PREZZO UMANO DELL’INDUSTRIA GLAMOUR DELLA MODA??
Giugno 3, 2025
Nel cuore degli anni ’90, tra le luci sfavillanti delle passerelle, tra glamour e celebrities, tra i designer uno sembrava emergere più di tutti: Gianni Versace , all’anagrafe Giovanni Maria, classe 1946, città di origine Reggio Calabria. Sin da piccolo è immerso nelle stoffe e nella realtà sartoriale dell’atelier della madre, in via Tommaso Gulli, dove anni dopo, verrà aperta la prima boutique Versace della storia. L’ambiente che lo circonda, fa nascere in lui l’amore e la passione per gli abiti, per le dive del cinema e per il teatro.
La modella che indosserà le sue prime creazioni sarà la sorella minore Donatella, per la quale Gianni nutre un profondo affetto. Creatore instancabile, amante dell’arte classica e dell’eccesso della società degli anni ’90, Gianni Versace, trasforma la moda in un linguaggio visivo potente, audace e provocatorio. Le sue creazioni, trasformano le passerelle in vere e propri show e le modelle diventano “top model”, simboli di un’era ormai tramontata. Le campagne pubblicitarie del marchio della Medusa, si avvalgono della grande capacità di Gianni come comunicatore e vengono scattate dai più grandi fotografi contemporanei, come Richard Avedon, Helmut Newton, Bruce Weber, Herb Ritts e Steven Maisel. Le protagoniste di queste campagne, Gianni ha voluto fossero le modelle, divenute poi vere e proprie star a partire da Linda Evangelista, Naomi Campbell, Cindy Crawford, Carla Bruni e Claudia Schiffer.


Dietro all’oro della Medusa, che diventata il simbolo della maison Versace, dietro all’opulenza barocca delle stampe, marchio di fabbrica del brand, si cela un equilibrio precario che nasce dall’incontro tra genio creativo e vulnerabilità umana. Il 15 luglio 1997, l’assassinio di Gianni Versace, non solo pone fine tragicamente alla vita ed alla carriera di un designer, divenuto ormai un simbolo del fashion-system ma simbolicamente pone fine ad un decennio di eccessi, glamour e di un mondo patinato. Un sogno infranto che ha ancora oggi un impatto sul mondo della moda. La carriera di Versace, ha inizio ufficialmente nel modesto negozio accanto all’atelier di mamma Francesca e tra le clienti, ben presto Gianni, diventa un punto di riferimento ma anche le case di moda si accorgono di lui. Così nel 1972, approda a Milano per disegnare la collezione di Genny, Complice e Callaghan. Nel 1978 arriva la prima collezione che porta il suo nome, che sfilerà nelle sale del Palazzo della Permanente. Da quel momento la carriera di Gianni Versace decolla, iniziano i riconoscimenti, nel 1982 per la sua collezione donna, riceve il premio Occhio d’Oro come miglior stilista. Ciò che lo distingue è, quella che insieme alla Medusa, diventerà la sua cifra stilistica, ovvero il “metal mesh”, la maglia metallica, leitmotiv di molte sue collezioni a venire.
Iniziano le collaborazioni con il teatro Piccolo di Milano e con la Scala, dove disegna i costumi per diversi spettacoli; non mancheranno le collaborazioni con il mondo della musica, Madonna, Elton John e Sting, indosseranno i suoi abiti. Versace con il suo lavoro ha dato vita ad alcune delle sfilate più glamour della storia della moda, divenute ormai iconiche, come lo show che vede sfilare in passerella la collezione 1991.
Questa sfilata diventerà uno dei momenti cult della storia della moda, con essa nascerà il fenomeno delle “top model” celebrando la potenza e la bellezza femminile. Sulla passerella sfileranno Naomi Campel, Cindy Crawford, Linda Evangelista e Christy Turlinton, sulle note di “Freedom! ’90 “ di George Michael e fu lo stesso Gianni a volerle tutte insieme.
Nel 1992 va in scena “Miss SEM”, abiti in pelle, borchie, corsetti e stivali altissimi, sfilando e portando in passerella l’erotismo con eleganza, fondendo bondage e culture.
La FW 1994, è una collezione regale, lo stile classico si fonde con il mood degli anni ’90: velluti neri, oro, barocco, meduse e abiti drappeggiati da divinità greca. Versace era ossessionato dal teatro e dall’opera, di conseguenza ogni sfilata diventava uno spettacolo drammatico, fatto di luci, tensione narrativa e musica. Giani stesso amava dire che la moda era un sogno ma che questo sogno doveva essere rumoroso. La sua moda andava oltre le passerelle, vestiva molte stars ma con Prince, aveva un rapporto speciale. Quando il cantante gli chiese una giacca personalizzata, Gianni gliene fece 60, ognuna diversa. Così Prince indossò solo Versace per un intero tour.
Era il luglio del 1997, quando Versace terminò una delle sue collezioni couture più raffinate e fece l’ultima prova con le modelle nella sua casa di Miami, da lì a pochi giorni sarebbe stato ucciso, senza nessun motivo apparente, proprio qualche giorno prima del suo cinquantesimo compleanno.
La storia di Gianni Versace si lega indissolubilmente a quella del compagno ed ex modello Antonio D’Amico. Nel 1992, acquistano insieme Casa Casuarina, una villa degli anni Trenta a Miami, affacciata sull’ oceano, pagandola tre milioni di euro e spendendo più del triplo per il restauro.

Sarà proprio sugli scalini di ingresso della residenza a Miami Beach che lo stilista verrà ucciso con due colpi di pistola da Andrew Cunanan, un tossicodipendente, il cui corpo verrà trovato poi a bordo di una barca e la sua morte verrà decretata come suicidio. I primi a soccorrere Versace furono il compagno Antonio D’Amico e l’amico Lázaro Quintana. Subito trasferito al Memorial Hospital di Miami, verrà dichiarato morto poco dopo, lasciando il caso Versace avvolto tutt’oggi nel mistero. Le domande in merito al caso sono ancora molte, di certo si sa che Andrew Cunanan, era nella lista dei dieci criminali, accusati di omicidio, più ricercati. Omicidi commessi nell’ arco di tre mesi a partire dall’Aprile del 1997, uccidendo quattro uomini: un ex ufficiale di marina, l’ex amante, un agente immobiliare ed un custode di un cimitero, probabilmente per rubare il furgone con il quale raggiunse Miami, dove freddò Versace.
Cunanan stando ad alcuni elementi e a testimonianze, mai smentite, conobbe Gianni Versace in occasione di eventi organizzati per la produzione di “Capriccio” di Richard Strauss, alla San Francisco Opera, per il quale lo stilista realizzo i costumi. Versace era l’unico personaggio famoso che Cunanan, mitomane e sempre in caccia di notorietà, avesse conosciuto. Ai suo occhi il designer italiano era tutto ciò che lui stesso avrebbe voluto essere, ricco e famoso; la sua volontà era quella di eliminare con Versace proprio in quanto simbolo di qualcosa per lui irraggiungibile, di qualcuno che avrebbe voluto essere e non era diventato. In effetti Gianni Versace fece del proprio stile di vita, ostentando lusso e ricchezza, lo strumento di marketing più efficace, un mix di arte, fama, ricchezza, aspirando alla celebrità, cosi come il suo assassino. Cunanan si sparò due giorni dopo la morte dello stilista con la stessa pistola con la quale aveva ucciso il famoso designer, privando tutti quanti di avere una risposta definitiva sul perché di questo brutale omicidio a sangue freddo.
Anche dopo la tragica scomparsa di Versace, la sua eredità è ancora ben presente nell’immaginario collettivo della moda e non solo sulle passerelle, la sua vita, così come la sua carriera, seppur brevi, hanno lasciato un’impronta indelebile, creando lusso e bellezza senza compromessi.