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Giugno 20, 2025Il 14 marzo 2024, l’Assemblea Nazionale francese ha approvato una proposta di legge che prevede l’introduzione in Francia di una tassa per chi vende fast-fashion all’interno del Paese, allo scopo di disincentivare l’acquisto e la vendita di abbigliamento a basso costo. La Francia con questa legge, già soprannominata norma “Anti-Shen”, va a colpire tutte quelle aziende il cui modello economico è quello ultra-veloce. Ciò che preoccupa maggiormente il governo francese è proprio il colosso cinese Shein, con una produzione di circa 7.220 articoli al giorno. Dati che attestano la realtà di un modello produttivo ad altissimo impatto ambientale, con conseguenze dirette sulle immissioni, sullo sfruttamento del lavoro e sulla qualità dei prodotti.

La Francia sembra quindi essere pronta a dichiarare guerra al fast-fashion e a quelle aziende che adottano un modello produttivo ultra rapido a basso costo. Il testo della legge è stato presentato un anno fa all’Assemblea Nazionale dalla deputata Anne-Cécile Violland ed introduce misure concrete, per arginare uno dei problemi relativi al mondo della moda fast-fashion, costantemente in primo piano: la crescita incontrollata del fast-fashion.
L’obbiettivo di questa legge è quello responsabilizzare gli operatori del settore, chi produce abbigliamento inquinante, si vedrà costretto ad una tassazione ambientale che potrebbe concretizzarsi in 10 euro per ogni articolo prodotto entro il 2030. Inoltre verrà vietata ogni forma di pubblicità legata alla moda fashion, coinvolgendo anche gli influencers che vorranno sponsorizzare direttamente i prodotti delle catene fast-fashion. Le piattaforme on-line dei colossi della moda a basso costo, dovranno informare i consumatori in merito all’impatto ambientale dei capi acquistati. Qualora le aziende avessero sede legale all’estero ma effettuassero vendite in Francia, sarebbero soggette agli stessi obblighi ed alle sanzioni previste dalla legislazione francese, in base al principio del “produttore esteso”. Le aziende estere dovranno così provvedere a nominare un rappresentante in Francia, non potendo così, raggirare gli obblighi e le sanzioni previste dalla normativa in oggetto. Il 10 giugno la legge è stata sottoposta ad una valutazione formale da parte della Camera Alta, dopo il passaggio al Senato, il testo sarà esaminato da una commissione mista di senatori e deputati con l’intento di arrivare ad un testo definitivo entro l’autunno. La Francia potrebbe essere così uno dei primi Paesi dell’UE a legiferare in merito alla moda low-cost. Non bisogna dimenticare che il sistema fast-fashion, ha contribuito in modo significativo ad incrementare le emissioni di gas serra dell’8%, in uno scenario dove la produzione globale di abbigliamento è raddoppiata in soli 14 anni e la durata di vita degli abiti si è ridotta di un terzo.
In concreto cosa sta accadendo oggi in Francia: il Senato sta esaminando il decreto legge n.2129, allo stesso tempo il governo francese è propenso ad avviare una campagna comunicativa per valorizzare il settore tessile del Paese e contrastare il fast-fashion. Si tenta poi di creare una coalizione internazionale che abbia l’obbiettivo di vietare l’esportazione di rifiuti tessili, verso quei Paesi incapaci di smaltirli in modo sostenibile, in linea con le disposizioni Basilea. Si andrà poi a stabilire quali saranno i produttori interessati da queste norme. E’ necessario infatti fare una distinzione tra “ultra-fashion express” e quelle catene ritenute “moda accessibile” come Zara, H&m e Kiabi, che vanno a sostenere l’economia locale. Il passo fatto dalla Francia è sicuramente apprezzabile e la vede sempre un passo avanti nel dibattito globale sulla sostenibilità del settore moda. Ciò nonostante, questa legge non andrà da sola a risolvere le problematiche di un settore, che da anni, incoraggia sovrapproduzione e consumo compulsivo. Per cambiare realmente rotta è necessario creare, una sinergia tra più fattori: bene una legislazione in merito, ma è fondamentale un’educazione al consumo consapevole ed un cambio del modello economico del settore moda. In altro caso anche la legge più ambiziosa rischia di diventare solo l’ennesimo manifesto!!
