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DALLA POLITICA AL PRET-A-PORTER: LA VISIONE DI MIUCCIA PRADA.
Quando si pronuncia il nome Prada, automaticamente si pensa al cuore del brand, ovvero Miuccia Prada. Spesso celebrata come l’intellettuale della moda, colei che ha dato, ho meglio crede di aver dato, un’anima intellettuale, politica, se vogliamo provocatoria e a volte eccessivamente radical chic, ad un settore, spesso ritenuto, erroneamente, frivolo e superficiale. Attraverso il suo ugly chic, ha costruito un impero, conciliando femminismo e militanza di sinistra con il lusso, secondo lo stile Prada. In un sistema sempre più affamato di narrazioni autentiche e rottura dei canoni tradizionali, Miuccia Prada, quanto realmente è un simbolo di una reale volontà di cambiamento e quanto della sua immagine è costruita? E’ indubbio che nel mondo della moda, non molte figure, sono così iconiche ed influenti come Miuccia Prada, alla quale va riconosciuto il merito di essere stata in grado, grazie anche all’incontro fortunato con il marito Patrizio Bertelli, di aver trasformato l’azienda di famigliare di pelletteria, fondata nel 1923 dal nonno Mario Prada, in un impero globale del lusso, attribuendogli una forte connotazione personale e culturale. Oggi Miuccia Prada a 76 anni, è a capo di un patrimonio che fattura ben più di cinque miliardi di euro l’anno, se si considera anche la recente acquisizione di Versace.
IL CONCETTO PRADA…….
Nata a Milano nel 1949, in un ambiente privilegiato, formatasi tra gli ambienti del teatro Piccolo e dei movimenti di sinistra degli anni ‘70, dopo aver frequentato il liceo classico Berchet, si laurea in scienze politiche ed eredita non solo il nome di una famiglia di prestigio della Milano di allora ma anche il senso della moda e degli affari. Miuccia Prada ha saputo trasformare le proprie contraddizioni in cifra stilistica ed identitaria del brand, celebre per il mood “ugly chic”, proponendo una bellezza scomoda, volutamente dissonante. Si propone infatti come voce intellettuale, progressista e anti-convenzionale all’interno del sistema moda, vendendo però allo stesso tempo, lusso a prezzi esorbitanti e rivolgendosi ad un’èlite ristretta. Promuove concetti come femminismo, critica del bello tradizionale e riflessione sociale, veicolandoli però attraverso un modello economico che di fatto esclude gran parte del pubblico. Nonostante una narrativa critica del sistema la Sig.ra Prada è parte integrante del sistema “lusso globale”, con logiche di profitto, esclusività e status simbol. Prada sembra sfidare l’estetica dominante ma non il mercato che la sostiene e proprio questa ambiguità sembra essere diventata un marchio di fabbrica ed una strategia commerciale. Anche la bruttezza, nel mondo Prada, sembra avere un allure di tendenza e prestigio, una bruttezza paradossalmente desiderata da celebrities e persone comuni, il segreto? Probabilmente una confezione impeccabile, studiata nei minimi particolari e prezzi, come abbiamo detto, inaccessibili ai comuni mortali. Insomma, una ribellione in scatola, forse ancora animata dagli ideali sessantottini di una giovane Miuccia, ma venduti a migliaia di euro nei concept store più esclusivi del mondo.



A PARTIRE DALLE ORIGINI........
Facciamo un salto indietro, l’azienda con la morte di Mario Prada nel 1958, viene rilevata dai genitori di Miuccia, Luisa Prada e il marito Gino Bianchi. La prima esperienza di Miuccia nell’azienda di famiglia risale al lontano 1971 e la moda diventa per lei un modo per contestare la società di allora, attivista femminista di sinistra, abbraccia la sfida di “fare moda”portando la cultura ed il cambiamento nell’azienda. Decide di impegnarsi nel rilancio di questa e nel 1977 trova un alleato ed un socio in Patrizio Bertelli, imprenditore toscano nella pelletteria, il quale la aiuta a risanare il bilancio del negozio del nonno Mario, che Miuccia rileva nel 1978. Inizia una ristrutturazione organizzativa, commerciale e creativa. Bertelli, oltre a diventare consorte di Miuccia, porta nell’azienda metodo e una visione industriale, la giovane signora Prada porta concetto, cultura e intuizione estetica. Gli anni ‘80 segneranno una svolta per l’azienda, nel 1985, Prada lancia una collezione di borse destinate a cambiare la storia della moda, diventando iconiche. Sul mercato appare una borsa in nylon nera Pocope, materiale tecnico usato in ambito militare, molto lontana dalla visione glamour della moda, forse funzionale, pratica ma decisamente anti-lusso eppure conquista subito l’èlite culturale. E’ da subito evidente la volontà dell’azienda: Prada non vuole essere solo moda ma concetto estetico, intellettuale e forse anche politico? Alla fine degli anni ‘80, Prada, non è più solo una marca di borse, sfila con la prima collezione pret-a-porter nel 1988, minimalista, rigorosa, sobria, per la critica troppo austera, certo radicalmente opposta al glamour appariscente degli anni ‘80. Miuccia Prada introduce il concetto di “bruttezza glamour” andando a mettere in discussione il concetto di “bellezza classica”. Le sue sfilate sembrano delle riflessioni sociologiche più che delle proposte commerciali. Con Miuccia arriva il femminismo, concettuale e cerebrale, applicato alla passerella e arriva anche un nuovo logo, un triangolo rovesciato, ispirato alle chiusure dei bauli del nonno. Presto diventerà simbolo ed oggetto del desiderio degli anni ‘80 e di quelli a venire.L’estetica di Miuccia Prada è improntata ad andare oltre il prodotto e la sperimentazione diventa il fil rouge del suo lavoro, unendo l’elemento concettuale all’immagine, scardinando i canoni del fashion system, uno statement costruito sulla libertà creativa e intellettuale.






IL CAPITOLO MIU MIU.....
Nel 1993 Miuccia Prada fonda Miu Miu, una linea più giovane, dove l’attitudine sartoriale borghese viene contaminata da un accento ribelle, tipico delle ragazze di buona famiglia ma anticonformiste. Miu Miu, che deriva dal soprannome che veniva dato a Miuccia Prada in famiglia, conquista le passerelle di Parigi, grazie a un’estetica più audace e sperimentale, incarnando l’immagine di una donna moderna e ovviamente anticonformista. Può essere considerato l’alter ego più giovane del Gruppo Prada, con un’attitudine metropolitana che sarà uno dei punti di forza del brand. Lo spirito ribelle e femminista si palesa sin dalla prima sfilata, la collezione ha una visione sensuale, innocente e glamour al contempo, nei trentanni di vita di Miu Miu si è espanso a tal punto da collocarsi nell’olimpo dei marchi di tendenza, anche grazie ad una comunicazione e a campagne pubblicitarie sempre innovative. Molto spesso le collezioni del brand si rifanno al passato, alle atmosfere alto-borghesi a cavallo degli anni ‘60-’70, ambienti vissuti dalla stessa Miuccia, con abiti e gonne al ginocchio, giacche con spalle oversize e inserti in pelliccia. Con stampe che richiamano il mondo della natura e colori che vanno dai flash brillanti al blu navy, nero e toni terrosi. La forza di Miu Miu risiede nella sua ambiguità, Miuccia Prada, con la consueta intelligenza provocatoria, ricostruisce attraverso questo brand una femminilità infantile ma colta, ribelle ma rigorosa, sensuale ma mai compiacente.



MIUCCIA PRADA OGGI.......
Oggi Miuccia Prada è considerata una delle ultime intellettuali della moda, in grado di muoversi con disinvoltura tra estetica, politica, arte e strategia industriale. Negli ultimi anni, sotto la sua direzione congiunta con Raf Simons, partnership iniziata nel 2020, Prada ha inaugurato una nuova era, conciliando rigore formale e sperimentazione concettuale, dando vita a collezioni che parlano al presente ma con una profondità quasi museale. Il pensiero di Miuccia Prada si esprime anche, forse oggi particolarmente, attraverso la Fondazione Prada, laboratorio interdisciplinare in cui arte, architettura, cinema e filosofia si incontrano. Fondata nel 1993 e ampliata con la sede permanente di Milano nel 2015, la Fondazione incarna perfettamente il dualismo di Miuccia: rigore e provocazione, ricerca e ironia, elittismo e accessibilità, almeno in questa sede.Miuccia Prada ha costruito negli anni un brand che è diventato baluardo di un’intelligenza sartoriale unica nel panorama del lusso, dietro ad un’immagine anticonformista e progressista, si nasconde però, un sistema che continua a perpetrare logiche esclusive. Spesso le collezioni sono inaccessibili non solo economicamente ma anche concettualmente, sembrano rivolgersi ad un’èlite esclusiva, forse capace di decodificare e sostenere prezzi sempre più folli. In un contesto globale dove la moda è chiamata a essere più etica, inclusiva e sostenibile, il contrasto tra la visione intellettuale proposta da Prada e le sue pratiche di mercato, sono sempre più evidenti. Viene quasi lecito chiedersi, se dietro un linguaggio colto e una sperimentazione formale, non si celi una forma di esclusione sociale, più raffinata, meno sfacciata ma tale appare. Oppure la moda, nonostante il mondo, oggi, chieda accessi più universali, deve rimanere per pochi? In tutto questo Miuccia, resta fedele a se stessa: enigmatica, ironica, contraddittoria. Una figura sfuggente ma centrale, che continua ad influenzare non solo la moda, ma il modo in cui pensiamo il presente.