ERIK CHARLOTTE: IL VOLTO DELL’AVANT GARDE FASHION CHE NASCE IN UN SALOTTO DI LOS ANGELES.
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COME ERIK CHARLOTTE VON SOSEN E’ RIUSCITA A REALIZZARE “UN’ETICHETTA” PARTENDO DA ZERO.
In un angolo luminoso e soleggiato di un appartamento di Los Angeles, che ha come sfondo un caminetto, davanti al quale spesso Erik fotografa i suoi abiti, tra stoffe ammucchiate, bozzetti realizzati di getto e una macchina da cucire sempre accesa, prende forma il mondo teatrale e rigorosamente personale di Erik Charlotte. Non credo sia esatto definire questa giovane designer come tale, si perché Erik Charlotte sembra più una performer dell’abito, che attraverso un personalissimo linguaggio visivo ha rimodellato il panorama dell’abbigliamento femminile contemporaneo. Autodidatta, visionaria ed immersa nel proprio universo creativo, Erik, imprime la sua essenza in ogni cucitura dei suoi abiti, in ogni manica oversize, in ogni corsetto, raccontando il corpo, sfidando le regole della couture. Il suo stile è decisamente avant-garde, con silhouette esagerate, al limite del grottesco, drappeggi, elementi giocosi o teatrali come i cappellini da marinaio che completano ogni suo look. L’ispirazione arriva dalla cultura drag, esasperando il tratto femminile, inserendo pezzi vintage o artigianali, reinterpretando il tutto in modo personale. Spesso l’ispirazione arriva anche dal modo marittimo, dalla storia, dall’architettura così come dalla natura e dai video giochi.
C’è un’estetica queer manifesta e dichiarata ma non didascalica, che dona al corpo libertà e teatralità nel medesimo tempo. Le sue creazioni sono un mix di femminilità esasperata, distorta e reinventata.Tra le sue silhouette si alternano pezzi romantici e taglienti, il contrasto tra delicatezza e quella “sensazione che stride” è sempre presente: ruches morbide che si aprono su spalle spigolose, sete leggere sormontate da cappelli oversize, abbinamenti di tulle e lattex. Ogni capo sembra pensato per un personaggio, un protagonista, le sue collezioni sono fuori dagli schemi della moda, non per una particolare strategia di marketing ma per indole, l’abito è un’espressione radicale data dalla couture del gesto, artigianale nell’esecuzione, dall’intuizione geniale. Il corsetto è uno dei suoi codici ricorrenti, non come accessorio di contenimento ma come architettura emozionale, che stringe, espone e decora. Così come le “reverse seams”, le cuciture portate all’esterno che, secondo le sue parole, “mostrano le ferite dell’abito e di conseguenza quelle di chi lo indossa”. L’estetica è volutamente esagerata, imperfetta, i bustier vengono abbinati a maniche balloon, gonne decostruite, elementi che sembrano usciti da un guardaroba teatrale, reinventato con ironia.Lo studio di Erik Charlotte è il suo stesso appartamento, la fonte delle sue idee Los Angeles e le sue strade: lei stessa dice di portare sempre con sé un taccuino perché l’ispirazione spesso le viene camminando per strada, realizzando l’idea quasi in modo istantaneo, una volta tornata a casa.
Cresciuta nella San Francisco Bay Area, con un trascorso da Drag Queen, Erik si accorge che la felicità per lei non è stare sul palco, quanto starci per indossare i suoi abiti! Erik impara dalla nonna a cucire e da lì, inizia a confezionare i suoi abiti da Drag Queen, da bambino ama disegnare e vestirsi, affascinato dalle principesse e dalle sirene, quei costumi in organza e tulle, seppur cheep erano i suoi abiti preferiti da indossare e quei mondi fantastici, le bambole di porcellana, i video giochi fantasy e più tardi il k-pop, diventano non solo un modo per fuggire da un’educazione rigida e religiosa ma anche fonte di ispirazione e definizione della propria identità. I suoi abiti diventano strutturati e stratificati, così come la sua personalità e sembrano fare i conti con identità di genere, romanticismo, visibilità e vulnerabilità. La sua estetica trasuda decadenza e distorsione, gonne a palloncino sembrano sbocciare come corolle di fiori, accanto a tagli sartoriali più netti e spigolosi.
“ Realizzare vestiti sembra una vocazione o una necessità...il mio rapporto con il creare è quasi primordiale. Non riesco ad immaginare di fare nient’altro. Il pensiero di non riuscire a creare abiti e venderli è devastante” dice Erick Charlotte.
E’ indubbio che Erik nei suoi abiti sia capace di fondere l’energia cruda di Los Angeles con una raffinata sensibilità sartoriale, creando un linguaggio fatto di contrasti tra street e couture, vulnerabilità e potere, nostalgia e futuro. Il suo è un nome da tenere d’occhio, è una nuova grammatica stilistica che nasce dal vissuto con la capacità di raccontare il presente attraverso una radicale delicatezza.