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Christa Päffgen, in arte Nico: l’astro tedesco che travolse il panorama culturale tra gli anni ’60 e ’70
Quanti di voi riconoscono la giovane donna bionda al centro dello scatto di Hervé Gloaguen, fotografo francese che nel 1967 immortalò Nico, una figura iconica destinata a lasciare il segno come cantante dei Velvet Underground? La vita di Nico è sempre stata circondata da un’aura di mistero, a partire dalla sua nascita. Le date oscillano tra il 1938, il 1941 e il 1943, così come il luogo: Colonia o forse Budapest. Ciò che è certo è che nacque nel pieno della Seconda Guerra Mondiale.
Anche la morte del padre è avvolta nell’incertezza: alcune fonti sostengono sia morto in un campo di concentramento, altre in un manicomio, a seguito di traumi cranici. Nico crebbe con la madre nella zona americana di una Berlino post-bellica. Non ebbe un’adolescenza facile: a 13 anni, fu stuprata da un soldato americano e, costretta a trasferirsi a Berlino con la madre, iniziò a lavorare vendendo biancheria intima.
Le sue caratteristiche fisiche – fisico filiforme, lunghi capelli biondi, lineamenti perfetti – la portarono, a soli 16 anni, a intraprendere la carriera di modella che la condusse a Parigi. Tuttavia, fu a Ibiza, allora ritrovo di artisti e celebrità, che il fotografo Herbert Tobias le suggerì di cambiare il suo nome, ispirandosi al regista Nico Papatakis.
Negli anni ’50, il volto di Nico comparve sulle riviste più prestigiose. Nonostante ciò, Parigi non riuscì a conquistarla e, delusa dall’ambiente austero di Chanel, decise di trasferirsi a New York. Qui trovò stabilità economica come modella, dividendosi tra la Grande Mela, Saint-Tropez e la Spagna, fino al 1960, quando approdò a Roma per recitare ne La dolce vita di Federico Fellini.
Nico ebbe una breve relazione con Alain Delon, da cui nacque Ari, figlio che l’attore non riconobbe mai. Incapace di prendersi cura del bambino, Nico lo trascinò in luoghi inadatti, finché Ari le fu tolto e affidato alla nonna paterna. Cresciuto tra Parigi e New York, il bambino visse esperienze difficili, spesso circondato da ambienti malsani come la Factory di Andy Warhol.
Nel 1964, Nico si trovò a Londra, dove frequentò i Rolling Stones e Jimmy Page, che produsse il suo primo singolo, I’m Not Saying. L’incontro con Bob Dylan a Parigi cambiò la sua vita, poiché fu lui a introdurla ad Andy Warhol. Quest’ultimo la considerò una musa, definendola “la creatura più bella mai esistita sulla Terra”.
Alla Factory, Nico conobbe i Velvet Underground e, su suggerimento di Warhol, divenne la voce del gruppo. Il loro album d’esordio, prodotto da Warhol, include successi come Femme Fatale e I’ll Be Your Mirror. Tuttavia, l’esperienza con i Velvet Underground fu breve.
Nel 1967, Nico intraprese la carriera solista, pubblicando Chelsea Girl con John Cale come produttore. Un incontro significativo fu quello con Jim Morrison, che la incoraggiò a proseguire da solista. Da quel momento, Nico subì una metamorfosi: i capelli divennero neri, il suo stile si fece gotico e trasandato, guadagnandosi il soprannome di “sacerdotessa delle tenebre”.
Nonostante il suo successo tra gli ambienti punk degli anni ’80, Nico sprofondò nella dipendenza da eroina, condivisa con il figlio Ari. Negli ultimi anni, visse tra Parigi e Ibiza, dove cercò di disintossicarsi.
Nel 1988, all’età di 50 anni, una caduta dalla bicicletta a Ibiza le fu fatale, ponendo fine a una vita segnata da tormenti, passioni e una creatività che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della cultura contemporanea.