
Giuliano Fujiwara Reloaded: Storia, Declino e Rinascita di un’ Icona di Stile
Aprile 25, 2025JOHN GALLIANO: MAESTRO DELLA COUTURE E DEL PECCATO, IL COUTURIER CADUTO E RISORTO DALLE CENERI DEL FASHION SYSTEM.

Nel mondo rarefatto, quasi ovattato dell’haute couture , pochi nomi risuonano con la forza emotiva e la carica visionaria come quello di John Galliano. Pronunciare il suo nome, significa scatenare una sorta di brain storming, tra genio, follia, dramma e spettacolo. Protagonista indiscusso delle passerelle tra gli anni ’90 e 2000, teatrale , narratore di storie in tessuto, protagonista di una delle cadute più rovinose e di una rinascita altrettanto sorprendente della moda contemporanea. Galliano ha trasformato le sue collezioni in un susseguirsi di spettacoli, ogni abito in un racconto. Poi all’improvviso il silenzio!
Nato a Gibilterra nel 1960 e cresciuto a Londra, passando per le aule della Central Saint Martins School, alle passerelle più prestigiose del mondo, sprofondando in scandali mediatici, oblii drammatici e rinascita a modi Fenice, John Galliano è star a partire dalla sua sfilata d’inizio. Dall’ormai lontano 1984, quando la sua collezione di laurea, ispirata alla Rivoluzione Francese, intitolata “Les Incroyables”, fu talmente apprezzata da essere immediatamente acquistata da Browns, boutique di lusso londinese.
Il suo stile, caratterizzato da un’eleganza teatrale e da riferimenti storici, lo consacra, dopo la sfilata per Dior nel gennaio del 1996 all’Ippodromo di Autiel, come figura di spicco del mondo della moda. Dopo essere stato direttore creativo di Givenchy per un anno, nel 1995, passerà alla direzione artistica di Dior nel 1996, dove rimarrà alla direzione della maison per ben 15 anni. In questo periodo Galliano trionfa e la maison Dior, sotto la sua direzione, attraversa uno dei momenti più iconici della storia recente della moda. Le sue sfilate portano in scena una visione barocca, romantica e drammatica del brand. Le modelle incarnano principesse russe, dandy del Termidoro, senzatetto parigine vestite di giornali, per passare a senoritas pronte per la corrida, rievocano Cio-Cio-San, la Marchesa Casati, Anna Karenina, Nefertiti e Giuseppina Bonaparte. Scandaglia archivi e biblioteche da cui attinge riferimenti storici, c’è genio e sregolatezza ma anche un’accurata preparazione ed una precisione artigianale, attinge dal lavoro di couturieres che apparentemente stravolge. L’alta moda gli consente di perdersi nei suoi sogni e nei suoi deliri.
Più sale in alto e più la strada verso il suo Inferno sembra accorciarsi. Il suo stile di vita fatto di alcol, sonniferi, Valium, diete e sedute di palestra snervanti, lo portano ad un punto di non ritorno. Il colpo di grazia gli viene inferto dalla morte, per overdose, del suo braccio destro Steven Robinson. I susseguirsi di un numero quasi spropositato di collezioni da realizzare, perché è il business che conta, logora ancora di più i nervi.
Galliano, si sa, è famoso per essere estremamente esigente nei confronti di se stesso e del suo team, trascorre anche ore per definire un solo abito, si occupa personalmente di ogni dettaglio, dal trucco, alla musica ad ogni particolare dello show. Arrivano, così, quei cinque minuti di tragedia che lo faranno sprofondare negli inferi.
Il suo Inferno inizia in un bistrò del Marais, è il 2011, ubriaco e non solo, urla insulti antisemiti ad una coppia seduta vicino al suo tavolo. Non basta, sbuca anche un filmato, dove il designer si rende protagonista di altri insulti filonazisti. Arrestato, interrogato e, anche se successivamente rilasciato, i vertici di Dior non perdono nemmeno un istante: Galliano è licenziato in tronco e Hollande, l’altra Presidente francese, gli revoca la Legion d’Honneur, titolo conferitogli precedentemente. Marchiato a fuoco e ormai reietto, trascorre anni lontano dai riflettori, concentrandosi sulla propria riabilitazione, studiata ad hoc da chi pensa e prevede già un suo nuovo ingresso nel mondo della moda. Ci sarà una collaborazione, tenuta in ombra con Oscar de la Renta, giusto per non perdere l’abitudine e continuare a bazzicare gli ambienti della couture. Protetto, perché genio si del “male” ma comunque genio seppur malato, da Anna Wintour e dal gotha Condè Naste dei tempi e di oggi, suscita perplessità da parte di Robin Givhan, nera, ex direttrice di moda del Washington Post, premio Pulitzer, che con una nota polemica pone una domanda: “Chissà se sarebbe stato perdonato così velocemente, se non avesse avuto entrature così potenti e soprattutto se non fosse stato un maschio bianco?”.


Dubbi morali e cattiverie a parte, gli viene organizzato il rehab perfetto, comprendente un periodo di disintossicazione ovviamente e lezioni di storia ebraica con il rabbino Barry Marcus.
E’ probabile che più che antisemita, Galliano in quel pomeriggio del 2011, sia stato deplorevolmente ignorante e in preda ai suoi demoni, puntando ad un catastrofico suicidio sociale. Ciò che non si mette in dubbio, a partire da Anna Wintour, Kate Moss, amica di sempre e sempre al suo fianco, dulcis in fundo da Naomi Campbell, è che lui sia ancora il migliore di tutti. E chi può negarlo, certo non Enzo Rosso, presidente di OTB, che nel 2014 lo sceglie come direttore creativo di Maison Margiela. Il suo intuito non sbaglia, con Galliano le vendite si impennano e sin da subito gli viene riconosciuta la capacità di reinterpretare il DNA del marchio, con raffinatezza, cultura e storia, anche di questo chi poteva averne dubbi! Ancora oggi, chi riesce a togliersi dagli occhi e dal cuore, per quanto ha emozionato, la Collezione Artisanal 2024 di Maison Margiela, disegnata da un impareggiabile Galliano. La collezione ha sfilato sotto il Pont Alexander III, immergendo tutti quanti in un’atmosfera bohémienne e romantica, sotto la prima luna piena dell’anno, il designer ha evocato le tinte di una Parigi notturna e misteriosa, ispirata agli scatti di Bressaï.
Così come nel 2014 Enzo Rosso, annunciò ufficialmente l’ingresso di Galliano in Maison Margiela, esprimendo la propria convinzione che lo stilista, potesse essere l’unico in grado di guidare la maison, nel 2024, dopo 10 anni di collaborazione ne annuncia l’uscita. Esprimendo la sua gratitudine, riconoscendo a Galliano di aver trasformato Maison Margiela nella couture house più all’avanguardia del mondo. Maison Margiela è stata una nuova dimensione per Galliano, sicuramente meno barocca, più concettuale ma l’intensità del suo lavoro non si è mai smentita. Le sue apparizioni si sono fatte sempre più rare e discrete, sembrano lontanissimi i tempi in cui chiudeva la sfilate, apparendo in passerella vestito in modo stravagante e sopra le righe, spesso con costumi ispirati alle collezione appena presentata, tanto che una volta si presentò vestito da Napoleone, lui che forse lo è stato davvero il Napoleone della moda.
Ora il futuro del designer è tutto da scrivere, il suo genio al limite tra couturier e scenografo, per un momento vittima di se stesso, dopo testuali parole:” pezzetto dopo pezzetto, ho de-costruito e ri-costruito una nuova storia per Margiela”, quale altra pagina della moda ricostruirà a modo suo, con carne e peccato. All’interno di un mondo, quello della moda che giorno dopo giorno, diventa sempre più impersonale, osannando in primis le strategie di marketing a scapito della genialità, John Galliano resta, oggi come allora, uno dei pochi capace di trasformare un abito in teatro, una sfilata in poesia. La sua voce, fragile, complessa e inconfondibile, è ancora una delle più necessarie.
