LA MODA E’ DEMOCRATICA, LO DEVE ESSERE A TUTTI I COSTI? IL FAST-FASHION L’HA RESA TALE O E’ SOLO UN’ILLUSIONE?
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Il mondo fashion della moda negli ultimi tempi non ci sta certo risparmiando sorprese e colpi di scena.
Dal recentissimo abbandono di Jonathan Anderson di Loewe, dove nell’arco di un decennio ci ha fatto conoscere il suo talento e la sua creatività contemporanea, all’ingresso di Mathieu Blazy nella maison Chanel, sono talmente tante le news che si rincorrono, tra smentite e conferme che c’è quasi da perderci la testa!
Vediamo di fare un recap di quanto è successo in questi giorni nei piani alti della moda e con quali altri effetti speciali ci stupiranno i protagonisti del glamour nelle prossime ore!
Due news che hanno lasciato tutti abbastanza tramortiti, arrivano, una da casa Versace e l’altra dal gruppo Kering. Negli ambienti del settore, già si vociferava da qualche tempo che Donatella Versace, avrebbe lasciato la direzione creativa del marchio e così è stato. Lacrime, baci e abbracci ma si sa, prima o poi chi fonda un brand dovrà inevitabilmente lasciarlo e Donatella non è né la prima né sarà l’ultima. E’ successo a Dior, Saint Laurent, Valentino, per arrivare a tempi più recenti con Dries Von Noten. E’ lecito chiedersi cosa accadrà a un brand, sopratutto quando chi lo fonda è l’essenza del marchio e questo si identifica in lui al punto da portarne nome e cognome. L’identità della maison con i successori verrà mantenuta? Dubbio, che si ha anche ogni qualvolta un direttore creativo lascia un brand per insediarsi su un’altra poltrona. I cambiamenti incutono sempre un pò di timore, oltre ad un carico di pressione ed aspettative più che legittime.
Il discorso legato all’identità di un marchio è ampio, cosa distingue un brand da un altro, cosa spinge i buyers ad acquistare un capo firmato, come ad esempio Versace? L’acquisto è legato anche all’immagine che l’azienda da di sé? L’identità è data dall’immagine di una maison e l’immagine è correlata al designer ma non solo, oggi c’è un ampio apparato che contribuisce a costruire l’immagine di un brand, dall’ufficio stile, il marketing ed il merchandising. Di conseguenza le decisioni non dipendono esclusivamente dagli stilisti o dai fondatori del brand, ovviamente questi hanno un ruolo importante, a volte decisivo per il successo di un marchio o la contrario ne decretano il fallimento.
Di questi tempi ci si chiede se saranno i brands ad adattarsi ai nuovi direttori creativi o viceversa, i simboli, lo stile iconico e riconoscibile che rendono tale un marchio, devono essere preservati a rigor di logica o meglio di stile, oppure, ad onor di creatività si può stravolgere tutto?
Non dimentichiamoci che sono gli occhi attenti di chi osserva e compra che emettono il verdetto di fedeltà, da parte di un designer alla storia di un brand e di conseguenza ne decretano il successo.
Come verrà giudicato Demna Gvasalia, nominato a sorpresa dal gruppo Kering, alla direzione creativa di Gucci, che ha chiuso il 2024 con un calo in picchiata dei ricavi del 23%? Sicuramente l’ex designer di Balenciaga ci ha sempre incuriositi e a volte lasciati perplessi con la sua creatività alternativa, intrisa di significato e massimalista, specchio di una società contemporanea. Sarà però adatto tutto questo ad un brand come Gucci? Assisteremo ad uno stravolgimento totale dell’immagine del brand, più di quanto fece a suo tempo Alessandro Michele, rischiando che il cambiamento non sia di gradimento di chi poi dovrà acquistare e rimpinguare le casse di Kering?
